Le mobilità che riscrivono la società, l'economia, la cultura

Le mobilità che riscrivono la società, l’economia, la cultura

Come il progresso tecnologico ridisegna il rapporto tra mobilità e stanzialità

Le nuove forme di mobilità impattano sulla dimensione quotidiana di ciascuno di noi, così come sull’evoluzione di città e territori che mai come oggi mettono in mostra la loro natura di sistemi complessi. Le nuove forme di mobilità (fisica e simbolica) permettono di creare connessioni e sconnessioni inedite a chi sa analizzarle e comprenderne le potenzialità, trasformando il modo di intendere e di praticare lo spazio e il tempo e, di conseguenza, la natura e l’identità dei territori, sempre più caratterizzati dalla trama di connessioni globali a cui appartengono e sempre meno dalle loro coordinate geografiche. Le tecnologie e i processi d’automazione giocano un ruolo centrale in questo processo e nella loro progettazione - prima ancora che nell’applicazione - si combatte una sfida dal cui esito dipenderà la natura del sistema della mobilità di domani: stiamo progettando una mobilità utile a sostenere l’uomo, i suoi bisogni e le sue potenzialità oppure modellata sulle tecnologie e le possibilità che offrono? In altre parole, al centro del progetto di mobilità che con sempre maggiore velocità sta evolvendo, c’è ancora l’uomo?

La vision del CfGC

Ridefinire i concetti di mobilità e stanzialità

Muoversi oggi significa progettare, produrre, realizzare. La mobilità diventa così uno strumento per governare la complessità in cui siamo immersi e trasformarla in una risorsa eccezionale. Questa trasformazione avviene su scale assai diverse, dalla singola organizzazione all’intera società. Purtroppo la sociologia da sempre ha mostrato una grande difficoltà nell’intercettare tempestivamente i profondi mutamenti che le tecnologie della mobilità stavano e oggi stanno provocando. La crisi che stiamo vivendo ne è la conferma più evidente.

 

I concetti di mobilità e stanzialità sono al centro di una profonda ridefinizione con l’avvento delle nuove tecnologie negli ambiti più diversi: dalla sanità alla formazione, dall’agricoltura al cultural heritage, dalle attività produttive al commercio. Ogni aspetto della società, della politica, dell’economia, della cultura è interessato dall’affermarsi ormai esponenziale dei sistemi d’automazione che collegano potenzialmente tutto a tutti, come mai era accaduto nella storia dell’umanità.

In questo scenario, le potenzialità immense della nuova mobilità di mettere in comunicazione, connettere, congiungere o, viceversa, disconnettere, scollegare, isolare, rappresentano uno strumento potente non per rendere questo mondo più piccolo ma per riscrivere la nostra realtà socio-economica. Non più terre di mezzo da attraversare il più rapidamente possibile, così da ridurne lo spazio, da miniaturizzarne le distanze; ma terre di mezzo tutte da esplorare, da progettare, da costruire.

Nuovi paradigmi di Mobilità per ridefinire la relazione fra processi di automazione e Human touch

Muoversi oggi significa progettare, produrre, realizzare. La mobilità diventa così uno strumento per governare la complessità in cui siamo immersi e trasformarla in una risorsa eccezionale. Questa trasformazione avviene su scale assai diverse, dalla singola organizzazione all’intera società. Purtroppo la sociologia da sempre ha mostrato una grande difficoltà nell’intercettare tempestivamente i profondi mutamenti che le tecnologie della mobilità stavano e oggi stanno provocando. La crisi che stiamo vivendo ne è la conferma più evidente.

 

I concetti di mobilità e stanzialità sono al centro di una profonda ridefinizione con l’avvento delle nuove tecnologie negli ambiti più diversi: dalla sanità alla formazione, dall’agricoltura al cultural heritage, dalle attività produttive al commercio. Ogni aspetto della società, della politica, dell’economia, della cultura è interessato dall’affermarsi ormai esponenziale dei sistemi d’automazione che collegano potenzialmente tutto a tutti, come mai era accaduto nella storia dell’umanità.

In questo scenario, le potenzialità immense della nuova mobilità di mettere in comunicazione, connettere, congiungere o, viceversa, disconnettere, scollegare, isolare, rappresentano uno strumento potente non per rendere questo mondo più piccolo ma per riscrivere la nostra realtà socio-economica. Non più terre di mezzo da attraversare il più rapidamente possibile, così da ridurne lo spazio, da miniaturizzarne le distanze; ma terre di mezzo tutte da esplorare, da progettare, da costruire.

Negli ultimi anni sono molte le trasformazioni in corso nel sistema della mobilità ad opera dell’utilizzo sempre più rilevante delle tecnologie (device mobili e mobile apps, IoT e IoE, big data, sensori, ecc.): dalla produzione, all’aggregazione, l’interpretazione e la distribuzione di una immensa mole di dati riguardanti la mobilità.

In questo scenario i cittadini, oltre ad essere produttori più o meno consapevoli dei dati – attraverso i device che costantemente si portano in tasca – e consumatori finali ma passivi, possono assumere un ruolo più attivo, di co-progettisti? Gli utenti sono al servizio del sistema della mobilità o il sistema della mobilità è al servizio del cittadino?

Rispondere a queste domande implica un’attività di ricerca finalizzata alla ridefinizione dei concetti di mobilità e stanzialità, di spazio, di luogo e di territorio, di fisico e di simbolico partendo dalla sperimentazione di un nuovo paradigma di comunicazione che – piuttosto che limitarsi a informare e aggiornare utenti passivi – favorisca un ruolo attivo e consapevole nella progettazione di territori a misura d’uomo grazie alla potenza delle nuove tecnologie.

La mission della nostra ricerca

Territori fisici e territori simbolici

Il processo di ridefinizione dei concetti di mobilità e stanzialità non può che passare da un radicale ripensamento del nostro modo di immaginare, pensare e agire i territori. Quando si parla di territorio non si può più fare solo riferimento allo spazio di prossimità fisica, economica, amministrativa preesistente, oggettivamente dato e consolidato nell’immaginario collettivo; deve essere altresì inteso come un macro soggetto socio-economico e culturale frutto di un sistema di relazioni e interazioni fra diversi soggetti sociali, politici ed economici che riescono a valorizzare la propria specificità realizzando cooperativamente obiettivi comuni. L’identità comunicativa di un territorio deriva, quindi, dalla trama delle sue relazioni e dei suoi possibili attraversamenti, un’identità oggetto di una continua negoziazione ma tutt’altro che scomparsa.

È il modo in cui percepiamo il territorio che deve cambiare radicalmente: nell’immaginario delle popolazioni il territorio deve essere diventare un soggetto attivo, in continua evoluzione. Un soggetto che, trasformandosi ininterrottamente, crei legami inediti fra soggetti che mai prima avevano collaborato insieme e, allo stesso tempo, interrompa o riscriva in maniera nuova collaborazioni già in essere.

In questo senso l’identità di un territorio non è data dai suoi confini, ma dalla trama di relazioni in cui esso è inserito, dai racconti e dalle narrazioni di chi lo vive e di chi lo attraversa, progetta di attraversarlo o ricorda di averlo attraversato.

I progetti di comunicazione generativa portati avanti dal CfGC promuovono attività di community building e favoriscono continui processi di territorializzazione, deterritorializzazione e riterritorializzazione che contribuiscono a ridefinire i concetti di stanzialità e di mobilità e le relative relazioni, superando la semplificazione di chi riconosce nei territori della società globalizzata un continuum liquido in cui i confini tra questi due modi di vivere e attraversare i territori vengono meno.