L’ambigua potenza dell’immaginario

Una ricerca sulla comunicazione dei prodotti fitosanitari

La trama di ricerca si prefigge l’obiettivo di indagare la profonda confusione su cosa si intenda oggi per prodotto fitosanitario e, di conseguenza, l’impatto dell’utilizzo di queste sostanze sulla salute dell’uomo e dell’ambiente. La trama di ricerca, inoltre, mira a mettere in evidenza quale sistema socio, economico e culturale si è costituito a seguito dell’utilizzo dei prodotti fitosanitari, per capire come costruire il futuro sistema agricolo in un’ottica di maggiore sostenibilità. Si tratta, infatti, di avviare un’analisi dei diversi - e spesso conflittuali - immaginari di cui sono portatori i soggetti che, a vario titolo (dalle industrie chimiche ai cittadini/consumatori), sono coinvolti nell’utilizzo dei prodotti fitosanitari in ambito agro-alimentare e forestale.

Una strategia di community building per una comunicazione efficace sui prodotti fitosanitari

Rumore mediatico e cattiva comunicazione affliggono l'agricoltura

A seguito delle profonde trasformazioni che stanno interessando tutto il settore, in agricoltura si stanno diffondendo nuove sostanze che incidono profondamente nei processi di produzione. In uno scenario in cui il mondo dell’agricoltura è percepito sia come la dimensione bucolica per eccellenza i cui prodotti sono frutto della natura sia come una un’industria che produce in quantità grazie all’utilizzo di additivi chimici (contribuendo a confondere ulteriormente ciò che è prodotto della natura rispetto a ciò che è artificiale), il CfGC ha individuato il caso dell’impatto dei prodotti fitosanitari – comunemente chiamati pesticidi – come un esempio emblematico di cattiva comunicazione. 

A livello comunicativo, infatti, sembra molto difficile rispondere alla domanda: che cos’è un prodotto fitosanitario? in che modo questo impatta sulla salute dell’uomo e dell’ambiente?

In prima analisi, sembrano emergere due fronti contrapposti:  

  • da una parte, coloro che affermano che, eliminando tali sostanze, correremmo il rischio di mettere in discussione la sopravvivenza e lo sviluppo dell’intero sistema agricolo per come lo conosciamo oggi;
  • dall’altra, coloro che evidenziano l’impatto negativo che deriva dal loro utilizzo e le relative conseguenze in termini di qualità della vita sia per i effetti che producono sulla salute umana che sull’ambiente.

In generale, emerge una confusione generata dalla mancanza di dati autorevoli che siano di riferimento per gli agricoltori ma anche per i cittadini per capire quali siano gli effettivi rischi derivanti dall’utilizzo dei prodotti fitosanitari. Ogni cittadino e ogni operatore professionale, infatti, ha il diritto di conoscere queste sostanze e le conseguenze che derivano dal loro utilizzo. Ma il tema non è così semplice da affrontare.

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Una comunicazione che aggreghi istituzioni, ricercatori, imprenditori e cittadini

Per studiare il macro problema individuato, il CfGC ha avviato uno studio su che cosa si intenda, oggi, per prodotto fitosanitario e quali sono i rischi che derivano dal suo utilizzo sia a livello di salute umana che di ambiente partendo dall’analisi della documentazione della Commissione Europea (prima tra tutti la direttiva 2009/128/CE del Parlamento europeo e del Consiglio che istituisce un quadro per l’azione comunitaria ai fini dell’utilizzo sostenibile dei pesticidi) che ne regola l’utilizzo a livello comunitario e da un’indagine sulle principali notizie che emergono online su casi mediatici (si veda il caso della multinazionale di biotecnologie agrarie Monsanto che ha dovuto risarcire un giardiniere a cui è stato diagnosticato un tumore a seguito dell’utilizzo del glifosato).

Dai dati che emergono da un’analisi preliminare della documentazione e dalle principali notizie riportate a livello giornalistico, il CfGC è convinto che ci sia un evidente problema di comunicazione fra il mondo della ricerca, gli imprenditori agricoli, le istituzioni e la cittadinanza per cui si si esprimono pareri a volte assolutamente contrastanti riguardo a numerosi temi, primo tra tutti sulla cancerogenicità di alcuni prodotti fitosanitari come il già citato glifosato.  

Siamo, apparentemente, di fronte ad un corto-circuito in cui:

  • i ricercatori non hanno a disposizione parametri univoci per esprimersi sulla pericolosità dei prodotti fitosanitari;
  • le decisioni prese e le normative definite dalle istituzioni (a tutti i livelli) non sempre nascono e tengono conto dei dati – eventualmente raccolti – della ricerca e dei bisogni degli imprenditori chiamati in prima persona ad utilizzare i prodotti fitosanitari;
  • gli imprenditori agricoli si dividono tra l’applicazione di norme che, di fatto, impongono loro di ripensare l’intero processo produttivo dell’azienda agricola, pur senza avere supporto o elementi di conoscenza necessari per poterlo fare, e l’utilizzo non del tutto consapevole di sostanze chimiche che potrebbero essere nocive non solo per i consumatori, ma anche per coloro che le utilizzano quotidianamente sul posto di lavoro;
  • i cittadini sono costantemente influenzati da campagne di comunicazione che risentono dell’ambigua potenza relativa all’immaginario dei prodotti fitosanitari.

Il CfGC è convinto che emergano degli elementi paradigmatici che caratterizzano il caso della comunicazione dei prodotti fitosanitari che possono estendersi anche ad altri ambiti di applicazione e di studio:

  • un rumore mediatico provocato dalla diffusione di notizie spesso contraddittorie;
  • la mancanza di alfabetizzazione degli utenti rispetto alla ricerca di informazioni e la scarsa capacità di riconoscere fonti autorevoli;
  • l’isolamento dei ricercatori rispetto ai policy-maker per cui difficilmente anche a livello di comunicazione politica si riportano dati e fonti scientifiche.

Queste derive sono il risultato di processi di comunicazione che non tengono conto di attività di community building necessarie per creare comunità di interessi, obiettivi e pratiche in cui far emergere e confrontare le conoscenze e le competenze di cui ciascun soggetto è portatore (sia questo uno scienziato che studia gli effetti del glifosato sulla salute, rispetto ad un lavoratore che da anni utilizza il glifosato etc.).

Il paradigma generativo, infatti, parte dal presupposto che ogni soggetto compie determinate azioni e adotta certi comportamenti sulla base di un know-how e, quindi, sulla base di conoscenze che devono essere rilevate e analizzate.

In questo senso, il CfGC, così come si interessa alla scientificità dei dati alla base di una buona comunicazione, porta avanti progetti mirati di ascolto e analisi sul territorio per indagare i bisogni inespressi di tutti i portatori di interesse.

I progetti

La comunicazione generativa per il Piano di Azione Nazionale del 2019

Da gennaio 2018 il Center for Generative Communication affianca la Regione Toscana per l’elaborazione di una strategia di comunicazione basata sul paradigma generativo della comunicazione per il Piano d’Azione Nazionale per l’uso sostenibile dei prodotti fitosanitari «PAN» approvato nel 2014.

Si tratta di una strategia orientata al community building funzionale a rispondere agli obiettivi della legge nazionale, che chiede ad ogni Regione di mettere in atto azioni di informazione per sensibilizzare gli operatori professionali e la popolazione sui rischi derivanti dall’uso dei prodotti fitosanitari per la salute umana e per l’ambiente.

Il contributo del CfGC va nella direzione di:

  • far dialogare tra loro tutti i portatori di interessi che ruotano intorno al PAN;
  • far emergere, analizzare e confrontare tra loro i bisogni espressi e inespressi di tutti i soggetti coinvolti (istituzioni, ricercatori, imprenditori, rivenditori, cittadini, etc.);
  • affiancare gli Assessorati regionali coinvolti (Ambiente, Agricoltura, Sanità) nell’individuazione e nella definizione delle attività da prevedere sia per sensibilizzare e informare i cittadini sia per fornire elementi di conoscenza agli operatori.

La strategia si basa su un percorso di ascolto portato avanti attraverso interviste e articolato su due direttrici:

  1. una direttrice top-down, per raccogliere il punto di vista di Dirigenti, Funzionari e, in generale, di tutti i soggetti di Regione Toscana coinvolti nella gestione del PAN sulle attività di comunicazione e, al tempo stesso, documentare cosa è stato fatto finora in termini di comunicazione sull’uso dei prodotti fitosanitari;
  2. una direttrice bottom-up, per raccogliere il punto di vista dei portatori d’interesse sul territorio, delle Amministrazioni locali, dei cittadini, misurare il grado di informazione e consapevolezza, registrare i bisogni di chi opera sul campo a tutti i livelli.

Dagli elementi di conoscenza che emergeranno dall’incrocio di queste direttrici e dei relativi immaginari, il CfGC:

  • elaborerà contenuti – trattando comunicativamente i risultati del percorso di ascolto – per contribuire, attraverso le buone pratiche toscane, alla campagna di comunicazione nazionale sull’uso dei prodotti fitosanitari;
  • affiancherà la regione nello sviluppo del Programma di informazione, comunicazione e sensibilizzazione, mettendo a sistema le competenze ed il punto di vista dell’Istituzione con i bisogni e le richieste provenienti dal territorio.