Valorizzare l’olio d’oliva tra tradizione e innovazione
Cultura, ambiente, salute, tecnologia e sviluppo economico
L’olio d’oliva come patrimonio culturale
Un'analisi dell'immaginario: il valore simbolico e materiale dell’olivo
In Toscana l’olivo è la coltura più diffusa ed esprime un patrimonio di biodiversità enorme: ogni varietà ha caratteristiche agronomiche e qualitative proprie che la legano alla specifica zona di coltivazione, restituendo una serie di oli di oliva unici, differenti da tutti gli altri esistenti.
Al tempo stesso intorno all’olio ruota – non solo in Toscana – un patrimonio immateriale di saperi, di tradizioni, di culture ampio e diversificato, spesso purtroppo non sufficientemente conosciuto, ri-conosciuto e valorizzato nei processi materiali di produzione e consumo. In sintesi, ad un forte valore simbolico di questo prodotto corrisponde un debole valore materiale, che spesso si traduce in un abbandono delle ulivete.
I primi dati emersi dalle analisi del CfGC evidenziano alcune criticità del sistema-olio toscano:
- In Toscana, come nella maggior parte del Mediterraneo, l’olivicoltura è in mano ai piccoli produttori;
- In Toscana buona parte degli olivi sono coltivati in zone marginali, per cui la resa è mediamente bassa e l’attività insostenibile in termini economici;
- Di olivi e di olio si parla spesso in termini generalisti e non specializzati: nonostante si coltivino in Toscana 119 varietà (cultivar) di olivo esistenti, si parla sempre di olio e mai di oli;
- Il Knowledge che riguarda l’olio sia in termini materiali che immateriali è diffuso e spesso non riconosciuto: è scarsamente sfruttato e rischia, non essendo utilizzato, di disperdersi.
I punti introdotti sopra restituiscono il quadro di un’olivicoltura che, nonostante il suo potenziale valore strategico, manifesta delle evidenti criticità a livello culturale e comunicativo, scaturite dalla difficoltà di mettere in comune esperienze, conoscenze, informazioni, know-how, etc. tra i diversi portatori d’interesse: i produttori, i consumatori, le associazioni di categoria e le istituzioni ad essa collegate, il mondo della ricerca e della formazione. Questa difficoltà di comunicare riguarda al tempo stesso i diversi ambiti in cui l’olio, per sua natura, può svolgere un ruolo matriciale di grande rilievo: dalla valorizzazione del patrimonio culturale (a cui si è già fatto cenno) fino allo sviluppo economico e al rilancio dell’occupazione nei territori rurali, dalla promozione di stili di vita sani alla prevenzione delle malattie, dallo sviluppo/diffusione delle nuove tecnologie in ambito agricolo ai necessari processi di mitigazione e adattamento ai cambiamenti climatici.
In sintesi, le domande di ricerca che hanno guidato il CfGC sono:
- Che tipo di relazione c’è tra gli aspetti materiali e quelli simbolici legati a questo prodotto? In altre parole, qual è il rapporto tra la produzione e il consumo dell’olio, da una parte, e i comportamenti, le aspettative e la cultura dei soggetti che a vario titolo gravitano intorno a questo prodotto, dall’altra? In che modo il piano simbolico rafforza – o potrebbe rafforzare – il piano materiale, e viceversa?
Olivi-cultura come driver di sviluppo del territorio
La ricerca prende le mosse dalla convinzione che l’olio di oliva non sia un alimento che può essere prodotto indistintamente ovunque: l’olio toscano e il suo processo produttivo sono non solo parti importanti del patrimonio materiale regionale, ma anche – e soprattutto – una fondamentale risorsa culturale immateriale, che affonda le proprie radici nella storia, nella cultura, nelle tradizioni dei territori. Una risorsa complessa, quindi, che ha caratteristiche di unicità e irripetibilità che contribuiscono a definirne il valore locale in termini culturali, economici, sociali, paesaggistici.
La ricerca, inoltre, si basa sulla convinzione che la cultura (prima ancora della coltura) dell’olio di oliva possa essere un potente – ma ancora oggi, purtroppo, sotto-utilizzato – strumento di aggregazione funzionale a creare ‘comunità’: un elemento caratterizzante della nostra cultura e della nostra società e, quindi, un potenziale driver di sviluppo territoriale capace di mettere a sistema il valore locale con la dimensione globale in termini culturali, economici, sociali e di qualità della vita.
La sfida che la ricerca affronta, paradossalmente, non deriva da una scarsità, ma da un eccesso di risorse. E non perché le singole risorse siano infinite, ma perché la trama che si può scrivere tra loro, fisicamente e simbolicamente, materialmente e immaterialmente, offre infinite combinazioni, ognuna delle quali ridefinisce a sua volta l’identità di ciascun elemento singolarmente considerato. Il knowledge sul mondo dell’olio, infatti, è ampio e diffuso sul territorio, fatto di tante risorse che spesso sono ignorate sconosciute se non addirittura sconosciute.
I primi ambiti in cui la ricerca si articola per analizzare e valorizzare la forza generativa (di socialità, di cultura, di risorse in senso più ampio) dell’olio riguardano il patrimonio culturale, la salute e il benessere, il mercato del lavoro e lo sviluppo economico, lo sviluppo di nuove tecnologie e i processi di mitigazione e adattamento ai cambiamenti climatici.
Per garantirne il valore scientifico, tutte le attività di ricerca condotte sono coordinate da un comitato tecnico-scientifico presieduto da Luca Toschi.
I progetti
Lo splendore ignorato. Valorizzare la cultura diffusa dell’olio d’oliva toscano
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la conoscenza acquisita e la memoria consolidata sull’olio di oliva (si vedano, tra gli altri, le indagini scientifiche già realizzate, i progetti innovativi realizzati in campo, i report prodotti ma anche – e soprattutto – tutto il materiale presente in archivi, biblioteche, musei diffusi sul territorio che non può in alcun modo essere lasciato fuori dal sistema di conoscenza che il progetto si prefigge di realizzare);
- altre risorse (conoscenze, saperi, memorie, tradizioni)> che non sono ancora state individuate come tali ma che emergeranno grazie all’inedita trama di relazioni che il progetto contribuirà a creare e a consolidare.
Olimpolli
Innovazione e tradizione nell’olivicoltura toscana
L’intervento si colloca nel contesto della partecipazione del CfGC al Gruppo Operativo Olimpolli , coordintato dalla Coldiretti Toscana, il cui obiettivo è quello di sperimentare nella nostra regione forme innovative (basate sull’utilizzo di droni) di impollinazione artificiale dell’olivo, al fine di aumentarne la produttività.
Grazie alla partecipazione al progetto di due aziende agricole fortemente caratterizzate (Tenuta Montagnani e Olearia Santella), il CfGC ha attivato un rapporto diretto di osservazione/monitoraggio in due contesti paradigmatici delle complesse modalità di interazione tra l’introduzione dei processi di innovazione (in primis tecnologica), da un lato, e la valorizzazione della tradizione, dall’altro.
Innovazione e contesto aziendale
Le due aziende si prestano particolarmente all’approfondimento della relazione tradizione/innovazione, in quanto sembrano apparentemente posizionate ai due estremi dello spettro:
- Tenuta Montagnani, situata a San Gimignano, è condotta da un giovane imprenditore (35 anni) «che ha rilevato l’azienda della madre Silvana dando all’azienda un’impronta dinamica specializzandosi nella produzione di olio extra vergine di oliva di alta qualità»
- Olearia Santella è condotta dalla famiglia Santella, la cui storia «è fortemente radicata al territorio d’origine ed è una storia vera di uomini e di lavoro, di competenze e di entusiasmi, tramandati.»