Governance e partecipazione

Governance e partecipazione

‘Comunicare’ i bisogni percepiti, governare i bisogni reali

Una buona comunicazione è quella che riesce ad attivare e governare il confronto fra un significativo numero di stakeholder, favorendo la generazione di scelte di fondo partecipate, condivise e strategiche in grado di favorire l’individuazione, l’analisi e lo sviluppo delle esigenze del territorio e dei diversi portatori d’interesse che, in maniera differente, lo fruiscono. Per realizzare tale obiettivo è necessario, da un lato, ripensare il valore che assumono oggi i corpi intermedi, rafforzando l’irrinunciabile ruolo di mediazione di cui sono portatori; dall’altro promuovere una comunicazione capace di favorire la partecipazione di tutti i soggetti, da quelli più forti fino a quelli, apparentemente, invisibili, nella gestione della cosa pubblica, nell’ottica della valorizzazione della diversità.

La vision del CfGC

Ripensare il senso e il valore dei corpi intermedi

La crisi della governance e della partecipazione è strettamente collegata all’attuale fase di profonda trasformazione che sta attraversando la società tutta e, conseguentemente, anche i corpi intermedi: dalle associazioni di categoria fino ai sindacati, dai partiti politici fino alle rappresentanze industriali e commerciali.

Questi soggetti sono stati chiamati, infatti, a svolgere importanti funzioni di comunicazione nelle società democratiche, ma l’evidente processo di indebolimento e delegittimazione che da diversi decenni stanno attraversando è il sintomo più evidente di una incapacità di riposizionarsi rispetto alla profonda metamorfosi che, dagli anni Settanta in poi, si è venuta a creare nelle nostre società: il modello di comunicazione trasmissivo, gerarchico ed emulativo si è imposto, e i corpi intermedi l’hanno subito per sopravvivere a istanze culturali e politiche molto forti e pervasive.

Una comunicazione per costruire processi partecipativi nuovi

Per questo è necessario ribadire tanto l’irrinunciabile ruolo dei corpi intermedi, quanto la necessità di una ridefinizione degli stessi nell’ottica di un abbandono del vecchio paradigma comunicativo, incoraggiandoli ad assumere una prospettiva basata sulla costruzione di ambienti di comunicazione e di mediazione tra bisogni, percepiti e non, della base e linee di indirizzo strategiche che provengono dai vertici operativi.

Una prospettiva quest’ultima che li vede non più come gatekeeper fra i decisori e coloro i quali sono chiamati ad adeguarsi a quelle decisioni, ma come sensori sul territorio e gestori, appunto, di ambienti di comunicazione che, favorendo la conoscenza delle tante prospettive degli stakeholder coinvolti, favoriscono processi di governance partecipata.

La mission della nostra ricerca

Né top-down né bottom-up

Secondo l’ottica del CfGC, è necessario sperimentare soluzione alternative sia alle classiche strategie top-down, che a quelle bottom-up; occuparsi di governance e partecipazione inclusiva significa, infatti, superare l’apparente dicotomia tra tali impostazioni per costruire un’organizzazione in grado di far divergere e poi convergere i soggetti coinvolti, rafforzando così l’identità della comunità di cui fanno parte e favorendo la generazione di nuova conoscenza.

Ciò che accomuna tutte le esperienze del CfGC è la centralità del ruolo della conoscenza. Quella stessa conoscenza che è una risorsa incredibile e particolare perché, a differenza di molte altre, non diminuisce quando è condivisa ma, al contrario, aumenta se se ne verifica il valore applicandola ai bisogni percepiti e riscontrati dall’immaginario dei soggetti coinvolti.

Dalla comunicazione del alla comunicazione nel prodotto/servizio

Incorporare la conoscenza all’interno dei comportamenti di tutti e, quindi, anche dei processi di produzione – da intendersi in questo contesto in senso estremamente ampio, comprendente, ad esempio, anche il processo di produzione di uno statuto comunale o di un bando per l’assegnazione di fondi pubblici – è il modo migliore per passare dalla comunicazione del prodotto, caratteristica del paradigma comunicativo oggi in crisi (gerarchico, trasmissivo, emulativo), alla comunicazione nel prodotto, che contraddistingue il paradigma generativo della comunicazione.

La comunicazione del prodotto lavora su elementi predefiniti, secondo una visione tipica del montaggio lineare. Questi elementi devono essere semplicemente aggregati e, una volta terminato il processo di produzione, trasmessi, con tecniche più o meno persuasive, al target previsto fin dall’inizio. Tale tipo di comunicazione, quindi, tende per sua natura ad una frammentazione riduttiva degli elementi che la costituiscono. 

La comunicazione nel prodotto, al contrario, lavora per aggregare risorse diverse, secondo una trama che si definisce con il procedere della produzione, facendo del prodotto da realizzare (e quindi da usare) uno strumento comunicativo che sia in grado di mettere in relazione tra loro soggetti e aree d’interesse le più diverse, anche tradizionalmente distanti. Così facendo questa forza d’aggregazione finisce con il favorire una produzione qualitativamente sempre maggiore, più forte e, su questo presupposto, quantitativamente vincente.

Le trame

Pietre miliari

Le attività di ricerca del CfGC relative all’area Governance e partecipazione nascono all’interno dell’esperienza del CRAIAT, ricercando e sperimentando in numerosi progetti un’alternativa sia alle classiche strategie top-down sia a quelle bottom-up. 

Il CSL, poi, si è occupato nel 2012 e nel 2013 nello specifico di supportare e incentivare il processo partecipativo che ha portato alla fusione dei Comuni di Figline Valdarno e Incisa in Val d’Arno.

Risale ad aprile 2018 l’avvio della collaborazione con il Comune di Viareggio per il progetto di condivisione dei contenuti del nuovo Regolamento Urbanistico con i principali portatori di interesse (cittadinanza, ordini professionali, categorie economiche e associazioni cittadine). La definizione del nuovo Regolamento Urbanistico, realizzato in collaborazione con l’Università di Firenze, è un traguardo di forte impatto per Viareggio, andando a colmare un vuoto normativo creatosi circa vent’anni fa. Per questo il Comune ha voluto avviare, certificandone la scientificità con il coinvolgimento del CfGC, un processo di verifica e di condivisione dei risultati dell’impegnativo percorso portato a termine per arrivare all’adozione di questo importante strumento.