Terza missione:
Università e territorio
Quando Ricerca, Formazione e
Territorio comunicano
La vision del CfGC
La Terza Missione per rafforzare l’Università
Didattica, Ricerca, Terza Missione. È con questa parcellizzazione che oggi l’Università cerca di rispondere ai bisogni d’innovazione del tessuto sociale e imprenditoriale; tre “servizi”, se così possiamo definirli, che spesso e volentieri faticano ad attivare una sinergia in grado di riscrivere la mission e il ruolo stesso che l’Università potrebbe e dovrebbe ricoprire nella tanto decantata “società della conoscenza”.
La convinzione alla base delle ricerche condotte dai ricercatori del CfGC è che bisogna ripensare la relazione tra Didattica, Ricerca e Terza Missione partendo dalla ridefinizione stessa di quest’ultima che deve essere intesa sempre di più come strumento di ascolto dei bisogni provenienti dal tessuto sociale e produttivo. Solo in questo modo, infatti, sarà possibile rivoluzionare l’attuale modello di Universitas Studiorum, attivando uno scambio e un dialogo costante fra l’Università e la società che sarà tanto più funzionale se porterà alla messa in discussione e alla ridefinizione sia dell’offerta formativa che del modo di fare ricerca.
Una nuova idea di innovazione e di territorio: oltre il trasferimento
L’Università è chiamata a rispondere in maniera pro-attiva sia alla necessità di dare risposte a problematiche che interessano nell’immediato il tessuto sociale e imprenditoriale, che a guidare lo sviluppo stesso dell’innovazione nel medio-lungo termine. La logica, infatti, non è semplicemente quello dello stimolo-risposta; l’Università deve essere in grado di individuare quelle che potrebbero essere le difficoltà e le criticità di domani, lavorando per evitarle o, quanto meno, per arrivare preparati nel momento in cui tali difficoltà si paleseranno.
Una reale innovazione, dunque, è possibile solo se viene promosso e incentivato il confronto e la cooperazione tra tutti gli attori del territorio, creando una community in grado di valorizzare e mettere al centro di tutto il processo i bisogni e l’identità stessa del soggetto, la sua creatività e la sua capacità di relazionarsi con altri portatori d’interesse e con organizzazioni sociali. Una comunità, dunque, in grado di valorizzare le competenze e le conoscenze del singolo in relazione al gruppo all’interno del quale si inserisce.
Per questo motivo l’idea del CfGC è quella di superare l’idea di “trasferimento” tecnologico per adottare strategie di community building in grado di sviluppare progetti di innovazione tra il mondo della ricerca – favorendo un approccio transdisciplinare – e i portatori di interesse del territorio (imprese, istituzioni, associazioni, organizzazioni etc.).
Una comunicazione sostenibile
Una comunicazione che intervenga al contempo sul fronte della formazione, della ricerca e dello sviluppo può avviare una significativa riflessione sulle modalità che oggi contraddistinguono la definizione di servizi, beni e prodotti, ideando e diffondendo così – grazie ad un approccio sistemico al complesso tema della relazione tra Università e territorio – un nuovo modello di comunicazione sostenibile che, una volta recepite le esigenze del tessuto sociale e produttivo, individua le competenze e le risorse necessarie all’interno dell’Ateneo per realizzare prodotti realmente innovativi.
La mission della nostra ricerca
Organizzazione e comunicazione: un binomio da ricostruire
Per poter utilizzare la comunicazione come strumento per ridefinire la relazione tra le missioni dell’Università, è necessario andare oltre azioni comunicative settoriali e ripensare i rapporti fra la Terza Missione e tutte le altre attività interne all’Università: dal modo di fare formazione (didattica, stage, tesi etc.), a quello di fare ricerca.
In questo senso è necessario rivedere la comunicazione organizzativa, amministrativa che governa l’Ateneo e lavorare sul rapporto tra servizi alla carriera e il mondo esterno all’Università, e cioè su quella trama di relazioni che si stabilisce fra conoscenza prodotta internamente – sia con la ricerca che con la formazione – e conoscenza richiesta ma anche, a sua volta, prodotta da quel territorio sociale, economico e culturale cui un determinato sistema universitario fa riferimento.
Verso la costruzione di sinergie inedite fra Ricerca, Innovazione e Territorio
L’Università deve tornare ad assolvere alla sua missione con una maggiore presenza sul territorio, mettendo totalmente in discussione un modello comunicativo di trasferimento delle conoscenze esclusivamente top-down e unidirezionale. Per queste ragioni l’istituzione universitaria è chiamata a ricoprire un ruolo fondamentale sia sul piano organizzativo e gestionale, che su quello scientifico e tecnologico, mettendo in atto una strategia di comunicazione, in definitiva, che certifichi la qualità dei prodotti realizzati e, soprattutto, dei processi che li contraddistinguono.
Sul piano organizzativo, deve porsi sempre di più come nodo nevralgico in grado di:
- coinvolgere all’interno di processi realmente innovativi tutti i diversi portatori d’interesse (istituzioni politiche, organizzazioni, associazioni e singoli cittadini);
- promuovere un modello partecipativo in cui ognuno è chiamato a mettere a disposizione del gruppo di lavoro le proprie capacità, competenze ed esperienze;
- stimolare costantemente la partecipazione e gestire il sistema insieme a tutti gli attori che ne fanno parte;
- individuare – attraverso analisi, studi e riflessioni – i reali bisogni dei singoli portatori d’interesse;
- leggere le peculiarità del territorio all’interno del quale si va ad agire e fare emergere gli elementi che ne contraddistinguono l’identità culturale e sociale.
Sul piano scientifico e tecnologico, invece, l’Università è chiamata a ideare e progettare strategie di comunicazione che:
- analizzino e monitorino nuovi modelli organizzativi inclusivi che permettano a tutti gli interlocutori di poter esprimere e mettere al servizio del sistema le proprie peculiarità;
- promuovano e contribuiscano sensibilmente a creare processi e prodotti innovativi, collaborando continuamente con i diversi stakeholder;
- attivino e incentivino sperimentazioni e attività di ricerca;
- diffondano i risultati ottenuti;
- definiscano un modello in cui venga privilegiata la comunicazione nel prodotto, piuttosto che del prodotto.