L’innovazione che comunica
Una nuova strategia di community building per l’Europa
Interventi
- Coinvolgere gli imprenditori agricoli nei processi d’innovazione promossi dai Gruppi Operativi
- Analizzare e monitorare gli eventi comunicativi promossi dall’Unione Europea
- Analizzare il possibile impatto sociale dell’Agricoltura di Precisione in Europa
- Progettare azioni di informazione relative ad un uso sostenibile dei fitofarmaci
La ricerca
La ricerca “L’innovazione che comunica. Una nuova strategia di community building per l’Europa” si prefigge l’obiettivo di fornire una risposta a un evidente e documentato bisogno di innovazione sistemica di ambito europeo che, secondo il paradigma generativo, non può che svilupparsi nell’ambito di strategie di comunicazione basate su processi di community building, di coinvolgimento e di engagement di portatori d’interesse in tutte le fasi della progettazione di interventi sul territorio a livello locale e comunitario.
Il problema individuato
Il progetto di ricerca nasce dalla constatazione che il modello comunicativo promosso oggi dall’Unione Europea tenda a affermare e a replicare dinamiche esclusivamente top-down e unidirezionali, sia quando si rivolge alla società civile e alle istituzioni politiche, che al mondo della ricerca e al tessuto produttivo.
Tali dinamiche mettono in evidenza la difficoltà dell’Unione di attivare occasioni di interazione e confronto con i diversi stakeholder che facciano emergere i loro reali bisogni: nel momento in cui si individuano obiettivi strategici e si definiscono attività specifiche per raggiungerli, infatti, l’ascolto dei portatori d’interesse e la co-progettazione di interventi, basati su istanze avanzate da quest’ultimi, sono quasi del tutto inesistenti.La criticità maggiore, infatti, si evidenzia soprattutto nel momento in cui non vengono presentate e definite strategie e strumenti per coinvolgere e far partecipare i diversi stakeholder (associazioni, istituzioni, PMI, società civile) al processo che porta all’individuazione delle reali problematiche e dei bisogni del tessuto culturale, sociale, e imprenditoriale.
Ci troviamo, così, davanti ad una strana contraddizione: da una parte una visione di sviluppo dell’UE che è attenta a valorizzare la dimensione creativa, le diversità, le specificità culturali, economiche, sociali; dall’altro una comunicazione che si muove in una direzione opposta, ovvero in modalità top-down.
Emerge chiaramente la necessità di definire una politica di ricerca e di sviluppo che riesca a far fronte ai problemi sociali individuati sul territorio europeo, attraverso la cooperazione tra imprese, istituzioni e mondo della ricerca.
La tesi del CfGC
Dalle ricerche condotte fino a questo momento, e soprattutto dai risultati degli interventi sul territorio promossi dal CfGC, è emerso che, nel momento in cui si intraprendono iniziative mirate a promuovere l’innovazione e il trasferimento tecnologico senza un modello comunicativo realmente generativo di relazioni e di scambi tra i soggetti potenzialmente interessati all’innovazione proposta, i risultati sono poco efficaci.
Il CfGC, dunque, propone il paradigma generativo come modello comunicativo per ridefinire in maniera significativa la centralità delle situazioni specifiche dei territori e dei soggetti che li animano all’interno dei processi comunicativi e produttivi incentivati dall’UE.
La soluzione prospettata non segue un modello top-down né sposa una logica esclusivamente bottom-up, ma propone la costruzione di una relazione inedita fra una politica di indirizzo unitario che caratterizzi l’intera area europea e una politica di azione che agisca a livello locale, non soltanto applicando le linee strategiche, ma ripensandole in relazione ai reali bisogni dei diversi portatori d’interesse.