Human Touch

L’organizzazione della conoscenza tra vecchie e nuove tecnologie

La ricerca si prefigge l’obiettivo di studiare la relazione tra lo human touch e l’ideazione, la progettazione e lo sviluppo di nuove tecnologie. La convinzione di fondo è che le nuove tecnologie debbano essere progettate per rispondere, prima di tutto, a bisogni sociali, economici e culturali e per valorizzare la creatività umana. Per favorire tale idea di innovazione è, quindi, necessario avviare un processo comunicativo che metta al centro l’ascolto dei bisogni percepiti dei diversi portatori di interesse. Solo così sarà possibile progettare tecnologie che rispondano efficacemente a bisogni reali e non, viceversa, affidarsi a soluzioni dettate dal mercato.

La ricerca del CfGC

Il problema individuato

Le nuove tecnologie della comunicazione e dell’informazione (ICT) stanno sempre di più permettendo all’uomo di avvicinare il pensiero all’azione e all’intervento immediato sulla realtà; tuttavia, allo stesso tempo, tali tecnologie stanno anche incidendo profondamente sulle grammatiche stesse del nostro modo di pensare, leggere e agire il mondo

Non è un caso, infatti, che sempre più spesso ci ritroviamo a delegare ai dispositivi tecnologici di utilizzo quotidiano – dagli smartphone ai personal computer –, agli algoritmi e agli automatismi ad essi sottesi, scelte e decisioni di primaria importanza, impoverendo così la capacità dell’essere umano di osservare, progettare e, soprattutto, intervenire sull’esistente. Nel contesto specifico del testo alfabetico, il ricorso massiccio a dispositivi digitali per ideare, organizzare e, infine, comporre testi sta significativamente ridefinendo lo spazio e le funzionalità stesse della scrittura. 

Appare urgente, quindi, intervenire sulla ridefinizione della progettazione delle nuove tecnologie ponendo al centro quel ‘tocco umano’ (Human Touch) che garantisce un saper fare che, dall’artigiano all’imprenditore agricolo, è frutto di un’intelligenza che deriva da conoscenze e competenze che non sono solamente un patrimonio da tutelare, ma soprattutto un tesoro da rafforzare grazie ai vantaggi che i processi di automazione possono offrire.

La tesi del CfGC

Per il CfGC l’Human touch è quell’intelligenza che si nutre della tradizione, della manualità, di un patrimonio diffuso di saperi e di tecniche che affondano le radici in un passato lontano che caratterizza e accomuna i membri di una specifica comunità.

In questo senso lo Human touch è ciò che negli ambiti più vari – dall’agricoltura all’artigianato – definisce i rapporti tra le persone, e con questo l’identità di un territorio, la sua non riproducibilità, il suo progetto di sviluppo e, in definitiva, il suo valore aggiunto.

Attività di sperimentazione legate alla ricerca

Handwriting: l’organizzazione della conoscenza tra vecchie e nuove tecnologie

Il CfGC sta organizzando una serie di iniziative formativo-consulenziali attente ad individuare ed approfondire gli strumenti, le tecniche, le situazioni e i contesti  in cui oggi è più utile e funzionale scrivere un testo “a mano” (una lettera, un invito ufficiale, un documento di ideazione e progettazione ad uso interno di un gruppo di lavoro etc.). 

Nell’ottica di definire un vero e proprio percorso consulenziale, i corsi si rivolgono in special modo a manager d’impresa, figure dirigenziali di aziende, istituti bancari, associazioni e gruppi di interesse che operano su tutto il territorio nazionale. 

Nello specifico, tali attività di formazione diventano lo strumento per studiare da vicino che tipo di relazione si sta instaurando, o potrebbe instaurarsi, tra lo scrivere “a mano”  e lo scrivere attraverso un device come uno smartphone, un computer etc. e, di conseguenza, la ridefinizione dell’atto stesso di scrivere attraverso la voce, dettando frasi al dispositivo che provvederà a digitalizzarle, oppure fotografando e digitalizzando un testo scritto a mano etc.

La convinzione di partenza della ricerca, infatti, è che tornare a studiare il senso profondo dello scrivere “a mano” significhi ridefinire il concetto stesso di scrittura digitale.

L’uomo genera, l’algoritmo produce

La natura umana è caratterizzata da qualcosa di completamente diverso rispetto a tutte le altre forme di vita e, a maggior ragione, alle macchine e agli algoritmi.
È difficile definire cosa sia quel quid di umanità che ci differenzia da ciò che non è umano: tuttavia, è facile vederne gli effetti in numerosi ambiti.
Se le macchine, gli algoritmi possono solo riprodurre sé stessi, diffondendo infinite copie uguali tra loro, una delle caratteristiche fondamentali dell’uomo è proprio la dimensione generativa, la possibilità di dare avvio ad un nuovo progetto, di creare una nuova vita attraverso una figlia o un figlio che saranno presto soggetti completamente autonomi dai propri genitori.
Queste caratteristiche di libertà e vitalità sono alla base di ciò che il CfGC intende come Human Touch e che rappresentano gli aspetti più essenziali di ciò che comunemente consideriamo come vita: vita come processo non lineare, come libertà di divergere, di opporsi a un sistema per cambiarlo e trasformarlo in base alla propria creatività e al proprio progetto.
Per il CfGC l’Human touch è quell’intelligenza che si nutre della tradizione, della manualità, di un patrimonio diffuso di saperi e di tecniche che affondano le radici in un passato lontano che caratterizza e accomuna i membri di una specifica comunità.

In questo senso lo Human touch è ciò che negli ambiti più vari – dall’agricoltura all’artigianato – definisce i rapporti tra le persone, e con questo l’identità di un territorio, la sua non riproducibilità, il suo progetto di sviluppo e, in definitiva, il suo valore aggiunto.

 

La comunicazione deve legittimare i bisogni e favorire l’innovazione​

L’innovazione è prima di tutto un processo sociale che consiste nel trovare soluzioni ai bisogni e alle domande delle persone. Tali bisogni possono essere consapevoli o inconsapevoli, possono restare nascosti sotto la superficie della consapevolezza individuale e collettiva per periodi anche lunghissimi e poi emergere in maniera dirompente, talvolta violenta, apparentemente imprevedibile.

La crisi dei corpi intermedi e degli organismi di rappresentanza, l’ondata populista che sta travolgendo la politica a livello mondiale sono esempi di questa apparente imprevedibilità. Solo apparentemente imprevedibile perché, in realtà, sono le conseguenze di una mancanza di attenzione, di una mancata legittimazione delle difficoltà, dei bisogni di conoscenza e di riconoscimento che caratterizzano la natura umana.

Il paradigma generativo, sottolineando la centralità dell’uomo e valorizzando lo Human touch in tutte le attività comunicative e produttive, lavora per fare emergere e legittimare tali bisogni attraverso processi di community building orientati a mettere in relazione e aggregare le competenze necessarie a dare loro risposta prima che si trasformino in criticità tali da mettere a repentaglio la tenuta della comunità di riferimento.

Collaborando con aziende, organizzazioni e istituzioni, nel corso degli anni sono stati numerosi i casi in cui la comunicazione generativa ha permesso di prevedere e dare risposta a situazioni che, se non governate, sarebbero sfociate in crisi (solo) apparentemente imprevedibili.

 

Riscrivere l’organizzazione: un sistema vivente con al centro le persone​

Il sistema in cui tutti siamo immersi tende a meccanizzare il nostro comportamento e le scelte che quotidianamente compiamo. Se la tecnologia, infatti, trasforma da sempre la vita dell’uomo, l’avvento del digitale, se risponde ad istanze riferite ad un modello di comunicazione meccanico, finisce per rafforzare questo stesso modello, a discapito della libertà e della creatività degli individui e delle organizzazioni. Il modello che dà forma all’organizzazione sociale e allo sviluppo delle macchine, degli automatismi e dell’automazione è, infatti, frutto di una precisa scelta politica.

Il CfGC è convinto che l’individuo possa e debba rendere l’automazione uno strumento capace di rafforzare e di strutturare la propria divergenza. Proprio per questo, indagare quale sia il ruolo di chi progetta le ICT e chi abbia la responsabilità di governare i sistemi e i processi d’automazione (tecnologici, sociali, economici) che si strutturano all’interno di una comunità, di un’organizzazione o di una società è una delle attività che il CfGC porta avanti da tempo.

Il ruolo della ricerca, infatti, deve essere quello di analizzare e comprendere tale modello e di fare in modo che risponda alle reali esigenze politiche, sociali ed economiche della cittadinanza, delle imprese e delle istituzioni. Un modello di progettazione delle nuove tecnologie che, valorizzando finalmente lo Human touch, ponga l’uomo al centro della progettazione delle ICT.

 

Man generates, algorithms produce

Human nature is completely different compared to all other forms of life and, even more so, to machines and algorithms. 

It is difficult to define what that quid of humanity is that distinguishes us from what’s not human but it is easy to see its effects in many areas.

If machines and algorithms can only reproduce themselves, propagating endless and identical copies, one of Man’s fundamental characteristics is the generative dimension: the ability to start a new project, to create a new life such as a daughter or a son who, with time, will be completely independent subjects from their parents.

These characteristics of freedom and vitality are at the base of what CfGC refers to as “Human Touch,” the most essential aspects of what we commonly consider as life: life as a non-linear process, the freedom to diverge or to oppose a system in order to transform it depending on one’s creativity and intended project.

For the CfGC, Human Touch is intelligence nourished by tradition, manual skill, wide-reaching heritage of knowledge and techniques rooted in a distant past that characterizes and unites members of a specific community.

In this sense, Human Touch is what defines the relationships–in various areas, from agriculture to craftsmanship–between people and, in turn,  the identity of a territory, its uniqueness and non-reproducibility, its development and, ultimately, its added value.

Communication has to legitimize needs and foster innovation

Innovation is primarily a social process that involves finding solutions to the needs and demands of people.These needs can be conscious or unconscious and can remain hidden under the surface of individual and collective awareness, even for long periods of time, to then emerge in a disruptive, seemingly unpredictable way that can sometimes be brutal.

Some examples of this apparent unpredictability include the current crises among intermediate and representative bodies and the populist wave sweeping world politics. They are only apparently unpredictable because, in reality, they are consequences of a lack of attention, a lack of legitimization of the difficulties and the needs for knowledge and recognition that characterize human nature.

The generative paradigm, which emphasizes the centrality of Man and enhances Human Touch in all aspects of communication and productivity, brings to the surface and legitimizes these needs by establishing connections and aggregating the skills necessary to respond to them, before they become critical enough to jeopardize the resilience of the reference community.

Over the years, there have been numerous cases in which generative communication has made it possible to foresee and respond to situations, in companies, organizations and istitutions, that would have (only) apparently led to unpredictable crises had they not been steered differently.

Rewrite the organization: a living system centered on people

The systems around us tend to mechanize our behavior and the choices we make every day. Technology has always transformed human life and the advent of a digital world has reinforced this same model of mechanical communication, to the detriment of the freedom and creativity of individuals and organizations. The model that shapes social organization and the development of machines, automatisms and automation is, in fact, the result of precise political choices.

The CfGC is convinced that individuals must render automation a tool able to strengthen their own divergences. Precisely for this reason, one of the activities of the CfGC has been to investigate the role of those who design ICTs and who preside over the systems and automation processes (technological, social, economic) within a community, an organization or a company.

Indeed, research has the task of analyzing and understanding this model and ensuring that it meets the real political, social and economic needs of citizens, businesses, and institutions. A model for the design of new technologies that, finally, also encompasses Human Touch places man at the center of ICT planning.

People at the center of the system

Placing the empowerment of subjects at the center of any socio-economic and cultural dynamic must be considered a priority. This comes from the perspective that subjects–for example, producers–are not passive listeners with regard to the needs of the socio-economic reality, often erroneously seen as a single comprehensive condition to be indulged according to the laws of the market. On the contrary, producers must put themselves in an active, entrepreneurial role to propose innovation able to transform–perhaps even radically–the culture of need and use of their products. 

 

The CfGC aims to offer its technical and scientific contribution in such a way that the social and economic subjects who request the Center’s collaboration and consultation can develop their full potential in this sense, moving toward system innovation.


In this regard, the CfGC actively works to build or rebuild communities of knowledge, experience, and practice starting from their active involvement in human resources, thus giving new life to an enterprise, organization, institution, association, or agency. The generative communication paradigm sets its sights on giving value to single subjects in a common project so that they feel as if the project belongs to them, and putting their needs, requirements, knowledge, and communities back at the center of new social models.