Oltre l’analfabetismo paesaggistico funzionale

Cittadini, nuove mobilità e processi d’automazione

Nel contesto di un profondo e radicale processo di mutamento delle relazioni che gli abitanti stabiliscono con i propri luoghi di vita a seguito dello sviluppo di nuove tecnologie e di processi d’automazione sempre più pervasivi, la trama di ricerca si prefigge l’obiettivo di individuare le modalità, le strategie e gli strumenti più efficaci per favorire un ruolo più attivo e consapevole da parte dei cittadini nei processi di innovazione e sviluppo dei territori urbani e rurali e dei relativi sistemi di mobilità. Si tratta di contribuire al superamento dell’incapacità diffusa di cittadini e portatori d’interesse di comprendere il valore potenziale (culturale, sociale ed economico) dei luoghi in cui vivono e l’importanza del proprio impegno nella loro trasformazione, superando quello che il CfGC definisce analfabetismo paesaggistico funzionale.

Progettare, e non subire, l’evoluzione della tecnologia

Scrittori (in)consapevoli del paesaggio

Il progresso tecnico e tecnologico ha da sempre contribuito a trasformare il rapporto fra l’uomo e il suo ambiente. I luoghi stessi che abitiamo, viviamo e agiamo possono essere considerati sistemi ibridi di materialità e mobilità, fatti di oggetti, tecnologie, persone e pratiche sociali che combinati insieme producono specifiche azioni, in specifici luoghi e in specifici momenti. I luoghi, i paesaggi costruiti dall’uomo nell’arco di secoli sono, in ultima analisi, il risultato dinamico di una complessa rete di relazioni in costante evoluzione

Negli ultimi anni la crescente diffusione di nuove tecnologie e applicativi robotici sta introducendo nella nostra quotidianità processi di automazione che tendono a riscrivere, a ridefinire significativamente la relazione fra l’individuo e la società. In questo contesto anche la nostra conoscenza del territorio è sempre più mediata dalla nuove tecnologie: ci permettono di leggerlo, di conoscerlo approfonditamente (basti pensare alla tecnologia GIS e alle sue molteplici declinazioni), di fruirlo e di attraversarlo tracciando percorsi (grazie alle nuove app di mobilità) e, quindi, di trasformarlo profondamente e più velocemente di quanto sia mai stato possibile prima.

L’attuale automazione dei processi e le nuove tecnologie, quindi, stanno riscrivendo il territorio e suoi paesaggi, il modo in cui li si conosce e li si governa, il modo in cui ci muoviamo in essi e li attraversiamo, la loro stessa identità. Un processo, quello a cui stiamo assistendo, che non è certamente privo di rischi e criticità: ci sono tecnologie che migliorano la mobilità di alcuni rafforzando contemporaneamente l’immobilità di altri, che permettono ad alcuni di trasformare territori e paesaggi a seconda delle proprie necessità impedendolo, al tempo stesso, ad altri.

L’identità del territorio, di conseguenza, è mediata non soltanto dalle relazioni tra i soggetti che lo vivono, lo abitano, lo lavorano o lo attraversano, ma anche dalle tecnologie utilizzate, capaci di ridisegnare le caratteristiche più profonde dei luoghi e dei paesaggi, quali le fitte relazioni tra le diverse tipologie di risorse (economiche, sociali, culturali) che li costituiscono. 

Se il territorio può essere considerato come un sistema vivente la cui identità, in continua ridefinizione, si sviluppa in base alle relazioni che si instaurano tra i differenti soggetti che su di esso operano, le nuove tecnologie possono essere pensate per valorizzare quegli aspetti che caratterizzano i luoghi e nei quali le persone si riconoscono (la storia, le tradizioni, la conoscenza territoriale, le esigenze di oggi e di domani): in questo modo sarà possibile favorire l’aggregazione e il rafforzamento di comunità di interessi, conoscenze, pratiche e risorse che a loro volta contribuiranno a valorizzare le trame territoriali, attivando fenomeni di trasformazione degli spazi in luoghi e in paesaggi.

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Empowerment dei cittadini: favorire un ruolo attivo e consapevole nella progettazione dei nostri territori

In questo scenario, le immense potenzialità della nuova mobilità nel mettere in comunicazione, connettere, congiungere o, viceversa, disconnettere, scollegare, isolare, rappresentano uno strumento potente non per rendere questo mondo più piccolo ma per riscrivere la nostra realtà socio-economica. Non più spazi da attraversare il più rapidamente possibile, così da ridurne le dimensioni e miniaturizzarne le distanze; ma terre di mezzo tutte da esplorare, da progettare, da costruire.

Dai progetti del CfGC, tuttavia, emergono due elementi di forte criticità: 

  • il diffuso analfabetismo paesaggistico, che porta cittadini e portatori d’interesse a non saper più leggere – nel senso di analizzare e comprendere – e, quindi, scrivere – nel senso di progettare – gli ambiti in cui vivono e operano quotidianamente; fino a favorire vere e proprie attività di pirateria paesaggistica, quando tale analfabetismo è indotto e promosso da gruppi di potere che hanno tutto l’interesse a perseguire – tenendoli nascosti – i propri interessi, a discapito del bene comune;
  • la totale disattenzione dei decisori politici nei confronti delle trasformazioni ingenerate dalle nuove tecnologie e la loro assenza in fase di progettazione dell’innovazione. Questa, infatti, dovrebbe essere frutto di una concertazione tra i tecnici che sviluppano l’innovazione, gli esperti che portano dati utili alla progettazione, i potenziali utenti che, normalmente, sono coinvolti solo in fase di sperimentazione e non di ideazione/progettazione e i politici, per un orientamento forte degli obiettivi che le nuove tecnologie devono perseguire.

Appare subito evidente l’importanza di definire il ruolo che, in tale contesto, hanno i cittadini: si limitano a utilizzare passivamente servizi sempre nuovi, in grado di semplificare le pratiche quotidiane di mobilità, o sono in grado di ripensare criticamente le proprie abitudini e i propri comportamenti, ridefinendo la fruizione degli spazi e dei luoghi a partire dalle app che hanno contribuito a progettare?

Questa, che qui applichiamo all’ambito della mobilità, è l’ulteriore definizione di una domanda più generale che oggi è – a parere nostro – una delle più rilevanti: chi guida l’innovazione? E quali sono i suoi scopi? 

In gioco non c’è solo la possibilità di avere un sistema di mobilità più efficiente e sostenibile o un sistema informativo più esaustivo, ma – riguardando l’accesso alle informazioni di ambito territoriale e la possibilità di modificare i luoghi della propria vita – è strettamente relazionato alla qualità stessa della democrazia.

I progetti

Sii-Mobility

Sii-Mobility – Supporto all’interoperabilità integrata per i servizi ai cittadini e alla pubblica amministrazione – è un progetto Smart City nazionale, co-finanziato dal MIUR in quanto vincitore del bando Smart Cities and Communities and Social Innovation per l’area Trasporti e mobilità terrestre. Il progetto è coordinato dal prof. Paolo Nesi e coinvolge oltre 20 partner di ricerca e industriali. Il CfGC partecipa occupandosi di tutti gli aspetti che riguardano il ruolo dei cittadini: dalle politiche di incentivazione dei comportamenti virtuosi all’analisi dell’usabilità dei servizi offerti, fino all’indagine della percezione di quegli stessi servizi (app, piattaforma di partecipazione e sensibilizzazione, totem) da parte degli utenti.

Il progetto Sii-Mobility ha al centro la produzione, l’aggregazione, l’interpretazione e la distribuzione di una immensa mole di dati riguardanti la mobilità. Dallo stato del traffico in tempo reale alla mappatura delle piste ciclabili, passando per lo stato del trasporto pubblico locale, i posti liberi nei parcheggi, le condizioni meteorologiche e lo stato dell’inquinamento. I cittadini sono i principali destinatari di queste informazioni, che possono conoscere attraverso le diverse soluzioni previste dal progetto (app, portale web, totem).

La sfida della ricerca consiste nel ribaltare questo rapporto. I cittadini, oltre a essere produttori più o meno consapevoli dei dati – attraverso i device che costantemente si portano in tasca – e consumatori finali ma passivi, possono assumere un ruolo più attivo, di co-progettisti? Gli utenti sono al servizio del sistema-mobilità o il sistema-mobilità è al servizio del cittadino?

Attraverso strumenti e tecniche di ricerca sociale, quindi, il gruppo di ricerca monitora la risposta dei cittadini all’implementazione proposta dal progetto Sii-Mobility che punta a fornire una soluzione per migliorare l’offerta dei servizi alla cittadinanza nella mobilità e rafforzare, così, i flussi di comunicazione della pubblica amministrazione.

Il CfGC, infine, ha collaborato con TIME Group S.r.l., Softec S.p.A. e Geoin S.r.l. alla realizzazione della piattaforma di sensibilizzazione e partecipazione, uno dei principali canali di comunicazione previsti dal progetto per condividere con i cittadini, in un’ottica bidirezionale, l’ingente mole di informazioni prodotte (anche in tempo reale) sulla situazione della mobilità.

Comunicare il nuovo Regolamento Urbanistico di Viareggio

Da aprile 2018 il Center for Generative Communication supporta il Comune di Viareggio nella condivisione dei contenuti del nuovo Regolamento Urbanistico con i principali portatori di interesse (cittadinanza, ordini professionali, categorie economiche e associazioni cittadine).

La definizione del nuovo Regolamento Urbanistico, realizzato in collaborazione con l’Università di Firenze, è un traguardo di forte impatto per Viareggio, andando a colmare un vuoto normativo creatosi circa vent’anni fa. Per questo il Comune ha voluto avviare, certificandone la scientificità con il coinvolgimento del CfGC, un processo di verifica e di condivisione dei risultati dell’impegnativo percorso portato a termine per arrivare all’adozione di questo strumento. Un percorso di ascolto e comunicazione orientato, da un lato, a informare portatori d’interesse e cittadini sui punti chiave del Regolamento e sulle scelte operate dall’Amministrazione e, dall’altro, a suscitare discussione e confronti nell’ottica di massimizzare la produzione di osservazioni formali da integrare, come richiesto dalla normativa vigente.

Seguendo la metodologia generativa, il CfGC ha definito la strategia di comunicazione alla base delle riunioni e degli incontri informativi da realizzare con l’obiettivo di costruire una comunità di interessi (community building), così da generare uno scambio quanto più diretto e operativo tra decisore politico, tecnici, cittadinanza, ordini professionali, categorie economiche e associazioni cittadine.

Il progetto ha riguardato inizialmente l’individuazione di quei sistemi di relazioni e interazioni fra soggetti presenti sul territorio capaci di valorizzare la propria specificità, realizzando cooperativamente obiettivi comuni.

Da qui è stato possibile definire una strategia comunicativa divisa in due fasi: la prima ha riguardato l’ascolto e il recepimento dei bisogni degli ordini professionali, delle categorie economiche e delle associazioni cittadine; la seconda, invece, ha coinvolto direttamente la cittadinanza.

In questa prospettiva, il CfGC ha predisposto (maggio 2018) tre incontri dedicati rispettivamente agli ordini professionali, alle categorie economiche e alle associazioni cittadine e (giugno – luglio 2019) un percorso informativo basato su cinque incontri con la cittadinanza, ognuno dedicato a a quartieri specifici (Centro Storico, Marco Polo, Città Giardino e Don Bosco; Campo d’Aviazione e Darsena; Migliarina e Terminetto; Varignano e Bicchio; Torre del Lago). In questo modo è stato possibile presentare a tutti i soggetti potenzialmente interessati il nuovo RU adottato, unitamente alle scelte compiute dall’Amministrazione in merito ai diversi quartieri.